Immagino i padri costituenti della nostra costituzione che leggendo questa riforma esclamino: ”Ma questi ci fanno o ci sono?” del resto già i soprannomi, Mr Bean, la Giaguara, e il macellaio banchiere supercazzola, ci danno un’idea della caratura politica dei riformisti.
Ma torniamo seri con una citazione di Pietro Calamandrei: «Quando l’assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti; estraneo del pari deve rimanere il governo alla formulazione del progetto, se si vuole che questo scaturisca interamente dalla libera determinazione dell’assemblea sovrana».
Il principio espresso in questo passaggio è chiaro: il governo deve restare estraneo alle revisioni costituzionali, che è praticamente l’opposto di quello che è accaduto con questa riforma, partorita direttamente dall’esecutivo.
Una riforma costituzionale che abbia il massimo consenso deve essere fatta coinvolgendo, per quanto è possibile, tutte le forze politiche, e questo non lo affermo io ma i costituzionalisti più accreditati, che, peraltro, hanno aderito in massima parte, a un documento di critica a questa riforma. Una riforma che nell’articolo 70, propone una sinossi perfetta delle intenzioni dei riformatori.
L’art. 70 è infatti, un esempio di scrittura fumosa e confusa che, con i suoi continui rimandi ad altri articoli e commi, rende incomprensibile a tutti cittadini, il documento fondamentale dell’identità nazionale. L’inefficacia comunicativa di questo articolo è talmente evidente che non può essere dovuta solo all’inadeguatezza dei relatori, piuttosto mi fa pensare ad una volontà precisa di tenerci all’oscuro dei meccanismi alla base dell’elaborazione di una legge, per meglio mettercelo a quel servizio, scusate il francesismo, legiferando senza alcuna opposizione popolare, ciò che più fa comodo a loro. Si tradisce in tal modo la funzione di indirizzo chiaro, univoco e comprensibile a tutti, che deve avere una Carta costituzionale.
Il famoso risparmio dei costi della politica, specchietto per le allodole ideale in periodo di crisi, si sarebbe potuto realizzare con una riduzione di numero oltre che dei senatori, anche dei deputati (nessuno dei difensori della riforma ci ha spiegato perché è indispensabile mantenere a 630 il numero dei deputati) o, cosa ancora più auspicabile e giusta riducendo del 10% lo stipendio dei parlamentari che è, ad oggi, largamente il più alto d’Europa. Tutti, a parte chi ha portato la legge in parlamento ha sempre votato No per la riduzione del loro stipendio.
Questo voler riformare la Costituzione è parola d’ordine di tutti i governi che si succedono in Italia, come se tutte le riforme, per il solo fatto di cambiare ciò che c’era prima, fossero un bene (la scuola ne ha subito tante e nessuno può sostenere che sia migliorata). Servono attributi seri per migliorare, per peggiorare invece, siamo tutti idonei ed eleggibili.
Mi figuro la nostra costituzione, come un oggetto che ha bisogno di essere riparato, ma coloro che si autoproclamano come i soli in grado e autorizzati a metterci mano, invece di una riparazione seria, strutturale e duratura, utilizzano nastro adesivo, rattoppi e zeppe per aggiustamenti di fortuna, che non solo ne danneggiano l’aspetto (vedi art.70) ma possono risultare inefficaci, non duraturi e avere conseguenze spiacevoli sui più.
Ancora peggio se l’oggetto non avesse bisogno di riparazioni ma solo di una rinfrescatina e coloro che chiamiamo per questo semplice e veloce lavoretto, ci terrorizzano con previsioni catastrofiche e ci inducono a cambiare tutto imponendoci prezzi, materiali e manodopera, limitando di fatto la nostra facoltà di scelta a favore di un “bene superiore” che il più delle volte è utile solo ai soliti privilegiati.
Rapportato al nostro discorso sulla riforma, io la leggo come un progressivo esproprio da parte di lobby e poteri economici forti che aspirano a destrutturare le costituzioni degli Stati sovrani, per imporre senza limitazioni il proprio regime di mercato assoluto.
L’Unione Europea richiede istituzioni statali che eseguano passivamente e senza possibili obiezioni, i diktat voluti dall’alto, vuole “riforme” limitative degli spazi di partecipazione democratica degli stati sovrani; vuole esecutivi forti e parlamenti deboli.
Questa riforma costituzionale la vuole poi, il sistema bancario internazionale, Jp Morgan in testa che vede nella Carta costituzionale italiana un ostacolo all’instaurazione del proprio dominio.
“Non cambiare la strada vecchia per quella nuova”, soprattutto se di quest’ultima percepisci la puzza da lontano (permettetemi di autoproclamarmi riformista di proverbi. ;)
Non a caso la riforma dei 47 articoli sui 139 della “nostra” costituzione, non fa nulla per limitare il peso crescente che il potere economico e finanziario sta acquisendo a danno di quello politico.
La fase finale della campagna elettorale in cui siamo entrati conferma la strategia dai sostenitori del sì, “Terrooree”: anatemi, spread alle stelle, catastrofi di ogni genere si abbatteranno sull’Italia se non passa questa “DE”forma. Gli italiani che sono per il No dovranno prendersi la responsabilità di aver bloccato l’Italia, di aver dato credito a persone che sono clown, mezze pippe, comunisti, fascisti, eccetera.
Dopo aver imbrattato i muri con i loro manifesti, annunci a dismisura su Google Adwords, dopo essersi assicurati i direttori dei canali di stato, qualche personaggio notissimo straniero che ci mette bocca, influencers, qualche showman mercenario, il guru strategico/elettorale più pagato con la schiera blogger e troll facebooccari a seguito, la domanda che sorge spontanea è: ma quanto caxxo stanno spendendo!? Chi finanzia?
I promotori del NO hanno mezzi più limitati, molti senza alcun compenso fanno volantinaggio, scovano i troll, spiegano a chiunque gli capiti a tiro le ragioni del loro impegno viscerale. Sono quelli che fanno comizi con migliaia di persone in piazza e due poliziotti che controllano il tutto senza stress, in contrapposizione agli altri che non possono cacciare il becco fuori dalle loro auto blu senza che ci sia un esercito anti sommossa a proteggerli…cosa vorrà dire questo?!?
Perché questi riformisti incontrano tutto quest’astio?
Perché le immagini televisive sono artefatte e non corrispondono alle verità espresse da centinaia di smartphone che ritraggono l’evento così com’è stato in realtà?
Domande che dovremmo farci, dovremmo tutti cercare di fare 2+2 e analizzare le informazioni costruendole come un puzzle, distaccandoci dal nostro credo che potrebbe essere stato, a sua volta, artefatto dai continui messaggi ricevuti e iniettati da “maestri” della comunicazione. Comunque a voi l’ardua sentenza…intanto…#iodicoNO #iovotoNO :)
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Commenti
ciao nicola, sembri il
ciao nicola, sembri il fratello grande di di battista e di di maio, come diceva un amico comune : ma tutta sta verve dove l'hai presa, spero per te che il movimento alle prossime elezioni possa vincere e cosi potra' salvare l'italia e anche me , ne ho bisogno davvero. non potrei mai votare no per dare voce ai vari berlusconi salvini meloni ecc. apprezzo il tuo impegno.
Caro Antimo, tra la
Caro Antimo, tra la Costituzione scritta da Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Palmiro Togliatti, Pietro Nenni, Nilde Iotti, Sandro Pertini, Benedetto Croce e altri illustrissimi nomi e quella riscritta da Renzi, Maria Elena Boschi e Denis Verdini continuo a preferire la prima. Non siamo chiamati a votare un Movimento, un partito, ne tantomeno le persone che si schierano per l'una o l'altra parte. Questa riforma non ha avuto i numeri in parlamento per essere approvata, quindi il Popolo ha (ancora) l'opportunita di esprimersi in merito alla questione referendaria. Qui un partito con poco più del venti per cento dei consensi del corpo elettorale può ottenere un potere immenso e di fatto incontrastabile. Il mio impegno è frutto di constatazioni oggettive, già senza entrare nel merito voterei NO, per come queste riforme siano state fatte senza i criteri dettati dai padri costituenti e da cui è nato questo articolo che commentiamo. :)