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L(otto) dicembre...

Ritratto di Gianluca Gentili
Inviato da Gianluca Gentili il Lun, 07/12/2015 - 11:59
 L(otto) dicembre

E' il novantesimo minuto della finale di Champions League, la tua prestazione è stata eccezionale. France Football ha già scritto il tuo nome come prossimo vincitore del Pallone d'Oro. File di "letterine", "veline" e sgallettate varie ti aspettano a fine gara per accaparrarsi un selfie con la tua bella faccia. I tifosi dagli spalti invocano il tuo nome. E' il momento, ti arriva una palla buona. Ti involi verso la porta avversaria saltando i difensori come birilli.
Lo stadio gremito si ammutolisce, centomila persone pendono dai tuoi piedi e qualche milione di telespettatori, sparsi nel globo, hanno già staccato il sedere dalla poltrona fissando lo schermo. Dopo aver scartato l'arcigno centrale, che in scivolata cerca disperatamente di abbatterti, con un dribbling secco eviti il portiere in uscita. La porta ormai è vuota e la gloria è ad un passo, stai per calciare in rete, tiri e...

"Papà sveglia !! Dai svegliati è l'otto dicembre e dobbiamo fare l'albero !! ". Tuo figlio di dieci anni in un attimo distrugge il sogno di una vita, quella palla che stava rotolando lentamente verso la porta, non la vedrai mai entrare. Arriva, in rinforzo a tuo figlio semmai ce ne fosse stato bisogno, la tua gentile consorte, che dopo averti quasi tirato un caffè bollente come il piombo fuso, velocemente maltratta l'avvolgibile e apre la finestra facendo entrare un vento gelido nella stanza. "Devo cambiare l'aria e rifare il letto" dice, "alzati e vai in cantina a prendere l'albero... muoviti che è tardi, sono quasi le otto !". Ti alzi con fatica, i tuoi sogni di gloria calcistici sono svaniti sul più bello e il tuo palato è devastato dopo aver ingurgitato quella specie di bevanda dal vago gusto di caffè. Dopo una doccia fredda e la rasatura di ordinanza, prendi le chiavi della cantina e ti incammini verso la porta di casa, con tuo figlio che ti preme alle spalle come Bonucci in area di rigore.

Scendi le scale verso il seminterrato, spalanchi la porta di accesso alle cantine e arrivi davanti alla tua, la apri e accendi la luce. Lo spettacolo è deprimente. Dozzine di scatole e scatoloni, rigorosamente senza nessun indizio sul loro contenuto, sono sparsi ovunque, rendendo quasi impossibile qualsiasi movimento all'interno di questo mausoleo dell'accumulo compulsivo. Ti ricordi che a luglio, mentre cercavi la valigia e il tuo trolley preso con i punti dal benzinaio, avevi intravisto l'albero di Natale avvolto nel tipico sacco nero dell'AMA e le due scatole degli addobbi. Non ti eri posto il problema di spostarle in un punto più accessibile, fuori c'erano trenta gradi, il sole e dovevi andare al mare... il Natale sembrava così lontano. Questa mattina però la vedi diversamente, e imprechi mentre inciampi sulla busta con le palette, i secchielli e la maschera da sub di tuo figlio.

Ti fai coraggio e inizi a spostare e aprire ogni singola scatola. Dopo venti minuti, come un cane antivalanga, riesci a disotterrare l'albero impacchettato per resistere alla polvere di un anno, e dopo altri dieci minuti arrivi persino a individuare e a far tue le scatole con gli addobbi. Ora hai tutto. Dopo aver atteso invano l'ascensore, sali trafelato con tutto il materiale sulle spalle e torni a casa. Dopo il rimbrotto di tuo figlio per la lunga attesa, peraltro mitigata da una ricca colazione da cessione di un quinto dello stipendio, cominci a togliere l'albero dal suo imballo di plastica nera. Si alza una nuvola di polvere, nemmeno tanto sottile, e improvvisamente dal nulla, come in una puntata di Star Trek, appare tua moglie con lo Swiffer che ti cazzia per aver sporcato il pavimento."Dovevi spolverarlo in cantina" ti ripete a brutto muso la donna della tua vita, senza contare che la polvere che avrei tolto dall'albero natalizio si sarebbe posata sulle valigie che avrei portato su in estate... ma forse mi sarebbe convenuto differire la cazziata di cinque o sei mesi.

Con il bimbo cerchi di aprire tutti i rami dell'albero con estrema delicatezza. Ad ogni ramo aperto corrisponde la caduta di duecento grammi di aghi di pino sintetici, e una volta aperti tutti i rami, il risultato assomiglia più ad una antenna televisiva da installare sul tetto piuttosto che ad un albero di Natale da mettere in salotto. "Papà ma è bruttissimo ! " dice il pargolo infastidito. "Vabbè dai, per quest'anno va bene così, il prossimo lo cambiamo" gli dici guardandolo negli occhi. Questa frase l'avrai ripetuta da quattro o cinque natali, ad ogni modo tuo figlio sta già prendendo dalla scatola i fili delle luci. "Aspetta, dobbiamo provarli ! " gli dici. Ma la prova con la 220v ha un esito impietoso.... di quattro fili di luci ne funziona solo uno. "Eppure lo scorso Natale funzionavano...e ora ??" chiedi al pargolo che ti guarda con sguardo incredulo.

La risposta la sai, hai due opzioni. La prima è prendere l'auto, raggiungere il mastodontico centro commerciale vicino casa, trovare il parcheggio, sgomitare per raggiungere lo scaffale, fare un'ora di fila alle case per pagare le luci e tornare a casa. La seconda è il "negozio der cinese" sotto casa, ci arrivi a piedi, prendi le luci, paghi e già sei a casa. Opti per la seconda ipotesi anche se non ami particolarmente quel negoziante asiatico, che avendo capito tutto del nostro paese, deve essere torturato per rilasciarti uno scontrino fiscale. Fatto sta che in dieci minuti sei di nuovo in salone con tre scatole di luci intermittenti nuove fiammanti. Dovrebbero esserlo, intermittenti e multicolor, hai perso la voce per farlo capire al commesso che annuiva a qualsiasi cosa gli dicevi. Invece le luci sono fisse e monocolore, di un giallo tristissimo stile ittero.

Tuo figlio protesta e tu gli ripeti che una volta addobbato l'albero sarebbe stato perfetto. Continua l'opera di assemblaggio, le palle acquistate in saldo a febbraio all'IKEA, i Babbi Natale sfigurati dal tempo, l'immancabile puntale sbeccato e l'albero è finito. "Pronti ad accenderlo ?" chiedi a tuo figlio con un l'entusiasmo di uno spettatore di una dimostrazione della Stanhome. Al suo cenno, accendi l'interruttore della "ciabatta" e d'improvviso scatta il differenziale. Un filo di luci è andato in corto. Pensi imprecando agli antenati del cinese e ai suoi parenti stretti da Shangai a Prato, e forte del tuo corso per corrispondenza "principi di elettricità" frequentato in gioventù alla Scuola Radio Elettra, trovi la lucina in corto e la bypassi con una generosa porzione di nastro isolante. Riprovi speranzoso e questa volta l'albero si accende.

"Bello !!! " dice tuo figlio applaudendo, "Ma è storto ! " dice tua moglie con il suo occhio da geometra del comune. "Vabbè dai, per oggi va bene così, domani chiamo l'architetto per un consulto e lo metto in asse. Nel frattempo vado un attimo in camera". Tuo figlio è contento, già si immagina i regali sotto quell'albero tutt'altro che perfetto, tua moglie, dopo aver igienizzato il pavimento del salone, va in cucina a preparare il pranzo e tu, inspiegabilmente già stanco a mezzogiorno, vai a stenderti dieci minuti sul letto... anzi te ne bastano anche meno, giusto il tempo di chiudere gli occhi, recuperare il pallone e segnare questo maledetto goal che vale la Champions League....

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